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Caffè in permacultura - più sano e più buono

Anche oggi siamo con Giorgio Piracci parlando di sostenibilità e permacultura. Nel precedente post, (che puoi leggere qui), abbiamo descritto il prodotto da Permacultura come più sano e buono. Oggi approfondiremo il tema.


Prodotto in permacultura = Prodotto più sano, perchè ?


"Nelle nostre piantagioni ad Oxapampa non vengono utilizzati pesticidi, erbicidi, fungicidi, agrotossici ed altro. Nell'agricoltura però, che sia biologica o convenzionale, esistono delle liste di elementi e sostanze ammesse e/o non ammesse. Di queste, sono tantissime le sostanze ammesse, che però sono dannose, che ingeriamo acquistando al supermercato, che sia caffè, cacao, pomodori, pasta… E’ una lista di veleni e sostanze chimiche lunghissima, create per uccidere erbe infestanti, funghi, insetti e batteri. Di moltissime di queste sostanze in verità non esistono dei veri studi che analizzano gli effetti sull'uomo. Sono degli studi di presunzione, ovvero, suddetti prodotti, vengono utilizzati fino a quando non ci sono prove contrarie riguardo la loro "salubrità". In alcuni casi vengono effettuati prove in laboratorio per cui vengono citate le quantità limite, ma sono assolutamente non indicativi."


Credits: Vincent Mahé


Giorgio, si possano fare degli esempi entrando più nello specifico?


"Certamente. Vorrei parlare del più famoso di tutti, il Glifosato. Il Glifosato è un defogliante ed è il più famoso erbicida al mondo. E’ ammesso nella maggior parte dei paesi a livello mondiale e viene utilizzato a livelli industriali in ogni tipo di piantagione, incluso il caffè. Con questo strumento l’agricoltore riesce a pulire dalle erbacce il campo molto velocemente, un lavoro che impiegherebbe 3 giorni lo svolge in 3 ore.


Tralasciando inoltre l’intendimento che le erbacce facciano male (qui apriremmo una finestra sulla permacultura che noi stessi applichiamo nei nostri terreni) utilizzare questi tipi di erbicidi è una pazzia, per tutti i tipi di coltivi. Utilizzandolo vengono creati dei veri e propri deserti, dove le piante di caffè con vivono su un suolo nudo. Con il Glifosato oltre alle erbacce il coltivatore uccide anche quegli elementi che non si vedono, alghe unicellulari, vegetali microscopici, batteri e insetti che vivono nel terreno grazie all’umidità delle radici delle piante. Ovviamente, avendo creato il deserto, lo stesso agricoltore dovrà andare a reintegrare con fertilizzanti aprendo una catena senza fine.


Soffermandosi sul glifosato, il suo progenitore è l’Agent Orange, un defogliante creato dagli americani durante la guerra del Vietnam, un arma chimica integrata successivamente in ambito agricolo. L’agent orange veniva lanciato dagli aerei sugli alberi per far cadere tutte le foglie, riuscendo così a localizzare i nemici nascosti. E’ molto famosa la vicenda degli americani che rientravano dal campo e che si ammalavano di cancro, poiché venivano irrorati di queste sostanze altamente cancerogene.


Il glifosato, per chiarire, non è l’agent orange, ma è una delle molecole sviluppata da questi studi.



biodiversità della piantagione di caffè creata secondo i principi di permacultura


Oggi giorno ci sono molte teorie, più o meno accreditate. Una di queste è quella che accusa il grande utilizzo di Glifosato come causa dell’epidemia alla celiachia. Viene utilizzato nei campi canadesi per velocizzare il seccaggio del grano e dunque facilitare/velocizzare la sua lavorazione. In Argentina in particolare, ma anche tutto il centro america, viene utilizzato su molte coltivazioni. Addirittura, nel frattempo, hanno sviluppato in laboratorio alcuni tipi di mais, o riso e soia che sono resistenti al glifosato. Quindi passando con l'erbicida muore tutto meno che quel mais o riso. Lo stesso lo mangeremo oppure sarà dato poi ai manzi, dei quali poi ci nutriamo, entrando ad ogni modo nella nostra filiera alimentare.


Per quanto riguarda il caffè accade lo stesso. Anche nella nostra regione, molti coltivatori che non hanno aderito al nostro progetto per esempio e che producono caffè in maniera convenzionale, utilizzano glifosato con alti volumi. Le aziende produttrici ovviamente lo difendono, affermando che è semplicemente un erbicida che agisce solo sulla pianta senza intaccare altri animali, insetti e tantomeno l’uomo. In verità quello è un veleno che resta sul terreno, filtra e finisce nell’acqua creando sia dei problemi diretti sulla popolazione locale (ci sono molti casi di nascita di bambini con deficienze cerebrali, malformazioni, sviluppo di cancri..), che al consumatore, poichè quel veleno sarà riscontrabile sul caffè che il produttore venderà.


Un consumatore cosciente deve e può scegliere il prodotto da consumare e quindi evitare quel tipo di prodotto a rischio."


I danni del glifosato si riflettono anche sull'ambiente?


"Assolutamente. I danni all’ambiente sono immensi. Questi erbicidi vanno a finire nelle falde acquifere dove continuano la loro opera distruttiva ed uccidono organismi vegetali, alghe, gamberetti, granchi e microorganismi che spariscono dai torrenti. Poi questi elementi si bioaccumulano. Facendo un esempio: la vacca beve tonnellate di acqua dal torrente e quelle sostanze si accumulano e si concentrano nel latte che produce con il quale vengono prodotti formaggi. Ancora una volta finiscono nella nostra catena alimentare.

Cosa assurda poi è l'idea che faciliti il lavoro perché ripulisce il terreno. In verità distrugge il terreno che il produttore dovrà reintegrare con altri prodotti (creati delle stesse aziende produttrici), creando così delle catene infinite e rendendo schiavi gli agricoltori. Tutti i produttori che si avvicinano al nostro progetto, infatti, dovranno soffrire un enorme calo di produzione il primo anno perchè bisognerà lavorare su un terreno morto e rivitalizzarlo in una maniera naturale."

Oltre il glifosato, riesci a fare un altro esempio rapidamente?


"Ce ne sono tantissimi, ma citerei i fungicidi, utilizzati per combattere i funghi. Anche questi sono veleni con effetti potenziali terribili sull’uomo, sui polmoni, cancri e sulle funzionalità ormonali. Tutte sostanze che vengono usate in quantità altissime. Bisogna sottolineare poi che per quei prodotti, come cacao e caffè, prodotti nell’america centrale (ma non solo) purtroppo il livello educativo medio del contadino non è quello di un imprenditore agricolo italiano (non è un discorso discriminatorio, ma semplicemente fatti reali vissuti sulla mia pelle). Parliamo dunque con persone che non capiscono magari che bisogna attenersi a determinati dosaggi. Mi è successo più di una volta per esempio, e l’ultima volta pochissimo tempo fa nella nostra regione, dove coltivatori di passion fruit utilizzano fungicidi ad alte quantità oltre i dosaggi indicati distruggendo la fauna di insetti come api ed altri insetti utili (se 10 mg distrugge i funghi con 30 mg vado sicuro!).

Scegliendo un prodotto naturale, non solo evito di ingerire tutta questa serie di prodotti, ma soprattutto taglio queste catene iper complesse di relazioni tra salute umana, ecologia, ed economia. Perché diventa danneggiare la salute umana, sia di chi produce che di chi consuma, ed uccidere la biodiversità locale con scomparsa di specie e distruzione di suoli."


progettazione, analisi del suolo, cura del prodotto e dell'ambiente nel prodotto di permacultura



Il prodotto naturale è anche più buono, sei d'accordo?


"Ovviamente. Bisogna capire che le piante come gli esseri umani hanno bisogno di alcuni elementi basici. Un essere umano per esempio può aver bisogno di carboidrati, vitamine e proteine. Però se mangiamo tutti i giorni pasticche o polveri, sopravviviamo ma non viviamo bene perché vengono a mancare una miriade di altre cose che trovi mangiando alimenti diversi. Lo stesso avviene anche per le piante. La pianta non ha bisogno solo di azoto, fosforo, potassio, manganese.. In realtà il sapore di un prodotto naturale è dato proprio dalla ricchezza di un suolo pieno di minerali sostanze e micro organismi che si trovano in una terra sana, rispetto a quella tirata su a formule chimiche. Succede anche che tutte quelle erbacce uccise dagli erbicidi, in realtà, avrebbero creato tra le piante degli scambi a livello radicale, un vero e proprio scambio di sostanze. Il fagiolino dell'orto, per esempio, non solo si nutre delle sostanze nel suolo ma si nutre anche dalle erbe che lo circondano, cosa che non succede quando vengono utilizzati gli erbicidi. Sono questi scambi che ci danno tutti quei sapori eccezionali ed unici che noi non potremmo riscontrare nei prodotti convenzionali.


Potremmo anche aggiungere che nelle produzioni convenzionali i prodotti sono accelerati, la produttività è spinta per far crescere più velocemente la pianta. Il prodotto naturale invece cresce lentamente, scambia nutrienti con il terreno e le piante vicine. Nel prodotto naturale si creano sapori unici.


I prodotti naturali sono anche più benefici per la salute, perché portano una gamma di sostanze e microorganismi assenti nella produzione industriale, come probiotici che continuano a vivere dentro di noi. C’è proprio una branca della scienza, la nutraceutica, che studia le caratteristiche della qualità benefica degli alimenti. Ci sono tantissimi studi che confermano gli effetti benefici dei prodotti naturali rispetto a quelli convenzionali.


Ovviamente lo stesso succede anche nel caffè. Tutti i caffè prodotti in forma naturale avranno dei sapori unici, che i vicini non avrebbero (ovviamente stiamo paragonando produttori della stessa zona, stesse varietà, etc..).


Esistono, per esempio, alcune varietà moderne di caffè che sono studiate per alcune tipologie di agricolture, che per esempio non renderebbero in un agricoltura naturale. Questi caffè rendono molto bene in agricoltura convenzionale, rendendo meno lasciandoli soli nel campo. Uno di questi è la varietà Geisha che nella nostra realtà stenta a crescere, mentre una varietà più rustica come il Catimor prospera. L’industria ricerca dei risultati estremi, e profili di tazza altissimi, ottenuti però a discapito di un altro tipo di qualità. Nel mondo dello specialty stiamo andando verso una direzione di ricerca di estremi tralasciando però altri aspetti.

Vorrei concludere con una battuta che ho sentito qualche giorno fa da Marco Nannetti che è il proprietario dell’Enoteca Italiana di Bologna, dove diceva “Però basta con questi vini così estremi, che bevi una volta e poi ti stancano. Torniamo a qualcosa di più semplice, di qualcosa che potremo bere anche in ciabatte”.


Forse dovremmo riprendere la stessa frase e riportarla anche per il caffè. Rientriamo un po’ nei limiti, senza cercare troppi estremi che poi non hanno tutta questa sostenibilità. Iniziamo ad attribuire il giusto valore alla genuinità e naturalezza del prodotto."




Ricorda che Picapau sostiene il progetto di Giorgio e troverai nel nostro shop diverse opzioni di caffè lavorati in Permacultura.

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